TRINCEA
Il tessuto sonoro della mia Trincea nasce dagli echi dei grammofoni fatti suonare nel fango delle trincee per allietare il morale delle truppe tra un assalto e l’altro; mette le sue radici nel suono del tempo che fu, nel secolo che ci si era da poco lasciati alle spalle, uguale per molti aspetti a tutti quelli precedenti, era la voce di un mondo antico, naturale, fatto di belare di pecore, voci, campane e pioggia. Con L’avvento della prima guerra mondiale la modernità piomba sulla vita degli uomini con una violenza assordante. I decibel aumentano, le orecchie fischiano, la natura si ammutolisce.
Così i soldati al fronte sono costretti, in una manciata di giorni, a doversi creare una nuova percezione sensoriale, sia sonora che visiva, a cercare un nuovo vocabolario per descrivere immagini fino ad allora mai viste, per riuscire a raccontare nelle lettere un fragore mai udito prima, inimmaginabile. Si vive alla giornata, si sopravvive aggrappandosi ad ogni ricordo come ad una boa in mezzo al mare, il suono della voce amata, il cigolare del cancello, i raggi di sole attraverso il prugnolo, la nenia cantata ai bambini per farli addormentare, lo starnazzare delle galline nel pollaio… Di colpo tutto questo mondo sonoro finisce. Quello che lo sostituisce è il caos, quegli alberi all’orizzonte, quel paesaggio diventano immagini da incubo, la musica si è accartocciata su se stessa e ora vedo solo un uomo, è solo, è quel che resta di un uomo, di un soldato… di un mondo.
Myrtle Baliani
scritto e interpretato da Marco Baliani
direction Mary T-Shirt
scene e luci Lucio Diana
musica e immagini Myrtle Baliani
visual design David Loom
production MARCHE TEATRO
in coproduzione con Festival delle Colline Torinesi